
Il Geena Davis Institute on Gender e l’Innovation Group del J. Walter Thompson di New York hanno rilasciato il rapporto “Gender Bias in Advertising”, interamente focalizzato sulla rappresentazione femminile nella comunicazione di prodotti e brand.
La metodologia usata è mista: utilizzando la tecnologia del machine learning, sono stati analizzati 2000 spot dell’archivio storico del Festival internazionale della creatività Leoni di Cannes per monitorare nel tempo i cambiamenti dell’advertising in 33 settori, mentre il Geena Davis Institute ha corroborato i risultati sul materiale pubblicitario con case history e altri fatti che supportano il cambiamento, o meno, della figura della donna in questo particolare ambiente professionale (un esempio è la campagna di incentivo allo sport avviata in UK, This Girl Can)
Fra le altre, le variabili analizzate sono la presenza di protagonisti femminili e maschili negli spot, la durata e la relazione con il genere degli attori, i ruoli attribuiti, i contenuti dei testi recitati da uomini o donne.
Ancora, il documento porta alla luce i dati sull’imprenditoria e il ruolo artistico delle donne nel mondo del cinema, ovvero, come l’avanzata di registe e produttrici donne stia cambiando Hollywood e i personaggi dei suoi film.
Infine, il rapporto prende in considerazione il mondo dell’editoria, sottolineando l’emergere di riviste di stampo femminile, che promuovono un’immagine diversa della donna e meno stereotipata; la tendenza a fotografare, per gli spot di biancheria intima, donne reali e non perfette; i nuovi linguaggi visuali degli assorbenti femminili e i nuovi pack.
A concludere, alcuni tips per le aziende.