
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su www.alessandrolombardo.org
Sicuramente più che negli anni precedenti, e forse, più che mai nella storia, nel 2017 il tema della violenza verso le donne ha conquistato le prime pagine dei giornali.
Dopo aver letteralmente inondato il web e i social network (la campagna #metoo è solo la punta dell’iceberg e qui potete leggere dei volumi di conversazioni registrati sui social), l’attenzione dell’opinione pubblica è stata catalizzata dalle iniziative dei maggiori media, e su tutte, dalla scelta del TIME di dedicare l’ultima copertina del 2017 – quella che sancisce il personaggio dell’anno – proprio alle donne che hanno rotto il muro del silenzio.
Dal punto di vista della ricerca sociale, e occupandoci – come cercheremo di fare sempre – di quella gratuita e consultabile da chiunque, il tema ha avuto notevole rilevanza ed è anche per questo che Findyourdata ha catalogato numerose indagini che se ne sono occupate.
Le ricerche condotte da alcuni istituti privati e pubblici, offrono un quadro quantomeno da conoscere per tutti coloro che intendono avvicinarsi e trattare questo argomento, sia con interventi di formazione, sia di prevenzione, sia di cura.
Prima di affrontare la nostra selezione di indagini, è però necessaria una premessa metodologica. Lo studio di questo tipo di tematiche, infatti, soffre da sempre di un’importante bias: la sottostima del fenomeno. Le ricerche che verranno elencate in seguito, com’è lecito, si basano tutte sul coinvolgimento di donne, le intervistate, che devono dichiarare di aver o non aver subito un qualche tipo di violenza (sessuale o psicologica, o di altro tipo) e – trattandosi di fatti privati e delicatissimi – la reticenza a nascondere o negare l’accaduto è non poco frequente.
Al netto di tale considerazione, conoscere la frequenza e le tipologie di violenze maggiormente perpetrate (e subite, e denunciate) è un punto di partenza fondamentale per iniziare la riflessione sulla diffusione e le caratterizzazioni della violenza di genere.
- Imprescindibile è la consultazione delle indagini ISTAT, che affrontano il tema con la rigorosità che contraddistingue l’istituto di statistica italiano.
Il Quadro informativo sulla violenza contro le donne in Italia vi guiderà nell’esplorazione della sezione del sito interamente dedicata alla violenza di genere. Questa, merita una menzione particolare perché, piuttosto straordinariamente, non consente soltanto l’accesso al rapporto di ricerca e ai dati, ma raccoglie anche utilissimo materiale informativo, relativo alle campagne di sensibilizzazione, e una ricca bibliografia internazionale.
Il rapporto Violenza contro le donne in Italia, stilato per la “Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere”, comprende invece elaborazioni dati ISTAT e Ministero della Difesa e offre una panoramica dell’evoluzione del fenomeno negli anni. - La Violence against women survey dell’ European Union Agency for Foundamental Rights, ha copertura internazionale. I dati i riferiscono al 2012, ma è interessante per come identifica e studia le diverse forme di violenza di genere.
- L’indagine The world’s most dangerous megacities for women della Thomson Reuters Foundation, ha un carattere ancora differente: raccoglie i racconti di alcune donne, testimoni privilegiate del loro Paese, e si concentra sulle diverse forme di violenza e (dis)parità di genere, presenti nel mondo, a partire dalle megalopoli. È un documento utile per chi si interfaccia con donne che provengono da una cultura differente dalla nostra, per tutti coloro che sono interessati a capire meglio cosa accade al di fuori del “nostro” occidente europeo.
- Infine, gli ultimi due consigli: non si tratta solo di indagini, ma anche di testimonianze e di un arricchimento di quanto già elencato più sopra. L’articolo Boys and girls are taught different things about violence, del Word Economic Forum e l’ampio – già citato – spazio dedicato dal TIME alle donne che hanno avuto coraggio: The silence breakers.
Buona lettura!